lunedì 11 luglio 2011

Attacco speculativo all'Italia?No, sui mercati è il momento del realismo sui nostri conti!




Ore 17: alla fine di una giornata borsistica convulsa lo spread tra i decennali italiani e i bund tedeschi aggiorna continuamente il proprio record storico allargandosi ad una velocità senza eguali toccando quota 305, una cosa mai vista. Ed è con queste premesse che inizia la settimana di passione delle finanze italiane.Semplificando un po’, se i Bund tedeschi, cosiderati "solidi" (i titoli più sicuri) rendono 2.7% (lo stato promette all’investitore che, se investirà sul suo debito pubblico acquistando titoli , riavrà interamente il suo capitale alla fine del periodo stabilito e in più, prima della scadenza, gli verranno corrisposte periodicamente alcune “cedole” di rendimento) all'Italia è stato "detto": per fidarmi di te, stato italiano, pretendo come garanzia il 5.7% degli interessi, altrimenti non acquisto i tuoi titoli: una sorta di assicurazione che il creditore esige dallo stato italiano.
Un pò il discorso del creditore affidabile e di quello inaffidabile, in altri termini.
Ma questo che viene spacciato come attacco speculativo dai mass-media è invece una mera operazione di real-politique economica: si sta verificando una mancanza di liquidità nel sistema bancario italiano, che veniva spacciato per inattaccabile, e il mercato si è reso semplicemente conto di questo dato.
Nelle ultime rilevazioni dell'azienda londinese di indagine Cma ha rilevato che il costo assicurativo del debito italiano a 5 anni tocca ormai i 267 punti base (267 mila euro per assicurare 10 mln in Btp) contro i 170 registrati a fine giugno: una enormità.
Questo fa entrare di diritto l'Italia tra le nazioni che rischiano la bancarotta.
La probabilità di bancarotta dell’Italia da qui a 5 anni è salita al 21,4% (per un raffronto: la Spagna sta al 25,4, l’Irlanda al 55,5, il Portogallo al 60, la Grecia all’84) contro il 19,3% registrato nel momento più critico di quest’anno, ovvero sei mesi fa.Non è una inezia: nella eurozona siamo il terzo paese in termini di economia, non un paese secondario tipo la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda. In altre parole, non siamo mai stati così a rischio fallimento come oggi.

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